Vai al contenuto

Camminare bene con i bastoncini da trekking: perché, quando e come usarli

Parliamo dei bastoncini da trekking: sono utili o meno? quando sono da usare e quando da tenere nello zaino? come vanno utilizzati in modo corretto? Nell’articolo risponderò a tutte queste domande e non solo, vedremo anche alcuni consigli su come camminare durante un’escursione in montagna per limitare i rischi di farsi male. Perché, come diceva Leonardo da Vinci: Raro cade chi ben cammina.

INTRODUZIONE

Affrontiamo un tema che a volte è molto controverso: quello dei bastoncini da trekking.

Mi è capitato più volte di trovarmi di fronte a pregiudizi o atteggiamenti di rifiuto nei confronti di questo semplice strumento. Persone che ritengono i bastoncini da trekking come qualcosa “da vecchi”, altri che sostengono di non essere in grado di usarli o che siano scomodi…

Nell’articolo che state leggendo non intendo parlare di questo o quel punto di vista individuale, per quanto discutibile. Voglio invece dare un parere personale frutto di una lunga esperienza in merito. Dopo aver camminato per svariate migliaia di chilometri, forse abbastanza da coprire la circonferenza terrestre in corrispondenza dell’equatore, credo di potermi infatti esprimere sull’argomento con competenza.

La maggior parte di questa strada l’ho percorsa proprio con i bastoncini da trekking. Analizziamone quindi assieme i pro e i contro nelle diverse possibili situazioni, lasciando perdere eventuali preconcetti e cercando invece di capire come sfruttare al meglio questo attrezzo.

Comunque l’ultima parola sull’utilizzo resta vostra: avete la totale libertà di scegliere se e quando usarli, ma leggendo l’articolo avrete almeno le nozioni per farlo in modo corretto. Nella seconda parte dell’articolo farò alcune riflessioni e darò alcuni consigli di base relativamente alla pratica del camminare bene. Cioè come camminare lungo i sentieri di montagna limitando i rischi di farsi male, evitando per esempio storte alle caviglie o cadute potenzialmente dannose.

PERCHÈ USARE I BASTONCINI DA TREKKING

I benefici sono molteplici e quelli di tipo posturale-fisiologico sono supportati da ricerche di carattere medico-scientifico:

  • migliore distribuzione dei pesi: alleggerimento sulle articolazioni, minore fatica;
  • maggiore equilibrio e stabilità: maggiore sicurezza;
  • maggiore dinamicità: miglioramento respirazione, circolazione e postura;
  • strumento multiuso: possibilità di avere sottomano un attrezzo utile a vari utilizzi pratici.

Vediamoli nel dettaglio.

Miglioramento nella distribuzione dei pesi

Tutto parte dal fatto che 4 appoggi sono meglio di 2. Nonostante i due appoggi dei bastoncini non siano certo paragonabili a quelli delle gambe, il contributo che danno è comunque notevole. In particolare, ci permettono, attraverso le braccia, di scaricare parte del peso della parte alta del corpo. Ciò è tanto più vero, quanto più pesante è lo zaino che portiamo. Questo si traduce in un alleggerimento dei carichi su schiena e ginocchia, tanto più percepibile quanto maggiori sono le pendenze che affrontiamo.

Grazie alla spinta in avanti che ci forniscono, inoltre, faremo meno fatica, e anche in questo caso più i sentieri sono ripidi e più ce ne accorgiamo. Meno fatica significa, infine, migliori prestazioni, in particolare per coloro che guardano all’aspetto più sportivo dell’escursionismo.

Progressione con i bastoncini da trekking

Miglioramento dell’equilibrio e della stabilità

Vale lo stesso principio appena visto: 4 appoggi sono meglio di 2. Utilizzando i bastoncini, assomigliamo di più ad un quadrupede e sappiamo come alcuni di loro (camosci, stambecchi, capre di montagna, …) siano famosi per la loro agilità motoria e la loro abilità su terreni impervi.

Anche in questo caso i benefici sono tanto maggiori quanto più è sconnesso, instabile e/o scivoloso il terreno su cui ci muoviamo. L’uso dei bastoncini da trekking ci permette di essere più stabili e ci aiuta a mantenere l’equilibrio in situazioni delicate. Questo significa maggiore sicurezza. Con i bastoncini, per esempio, possiamo correggere in un attimo un accenno di scivolata, aiutarci per guadare un corso d’acqua o saggiare il manto nevoso.

Chi volesse approfondire l’aspetto di come il corpo mantiene l’equilibrio attraverso tanti piccoli aggiustamenti, può andare nella pagina (in inglese) del Salk Institute for Biological Studies.

Maggiore dinamicità corporea complessiva

Utilizzando i bastoncini muoviamo anche le braccia, che altrimenti rimarrebbero molto più passive. Ciò implica un movimento più completo del corpo e quindi una migliore circolazione complessiva del sangue. Il corpo adotta, inoltre, una postura più corretta, con conseguente ampliamento della gabbia toracica, che si traduce in una maggiore capacità respiratoria.

Infine, i bastoncini ci aiutano muovere in modo più armonico la parte superiore del corpo, rendendo la camminata più dinamica e sciolta. Questo fatto permette di mantenere un ritmo di camminata più costante, favorendo anche in questo caso l’aspetto della prestazione sportiva.

Strumento multiuso a portata di mano

Affrontare un’escursione con i bastoncini da trekking può, infine, rivelarsi utile anche in situazioni di emergenza o comunque di difficoltà. Per esempio, nel caso in cui dobbiamo ripararci sotto un telo (tarp), eccoci pronto un paio di aste di supporto. O ancora, in caso di una piccola storta ad una caviglia, che ci rende difficile e doloroso l’appoggio del peso, i bastoncini fungono da stampelle di emergenza.

QUANDO USARLI E QUANDO NO

Quando NON usare i bastoncini da trekking

Nei sentieri impegnativi dove è necessario servirsi delle mani per la progressione, anche nel caso si tratti solo di brevi passaggi. In queste delicate situazioni, infatti, i bastoncini sono di intralcio ed è sempre meglio ripiegarli e fissarli bene allo zaino per non incorrere in incidenti.

Quando usare i bastoncini da trekking

In tutte le altre situazioni! Nelle camminate brevi e/o semplici, su itinerari pianeggianti o se sono senza zaino, personalmente ne faccio a meno. In questi casi, infatti, la postura è comunque bella eretta, le braccia si muovono oscillando e preferisco sentirmi completamente libero. Inoltre, muoversi senza bastoncini, favorisce il naturale senso dell’equilibrio corporeo.

IL CORRETTO UTILIZZO DEI BASTONCINI DA TREKKING

Corretta lunghezza dei bastoncini

Vediamo adesso come impugnarli e come utilizzarli nelle diverse situazioni, limitando la possibilità di arrecare danno a noi stessi e alle persone che sono con noi in escursione.

Prima di cominciare però, due parole sulla giusta lunghezza: i bastoncini vanno regolati in modo che, impugnandoli su un terreno pianeggiante, gli avambracci risultino paralleli al suolo. In caso di salite ripide, possiamo accorciarli leggermente; allo stesso modo, in discese lunghe e scoscese possiamo allungarli un po’ per facilitarci nei movimenti e negli appoggi.

Impugnatura dei bastoncini

Impugnatura

Tutti i bastoncini hanno un cinturino che va regolato in modo da essere corto senza però stringere. La mano va infilata nel passante dal basso, in modo che, impugnando il bastoncino, venga impugnato anche il cinturino. Così facendo possiamo utilizzare il bastoncino in spinta (salita) e in frenata (discesa) attraverso polso e passante, evitando una presa sull’impugnatura troppo stretta e lasciando le mani rilassate.

Ritmo di puntamento

Quando camminiamo ad un ritmo medio-basso, su sentieri impegnativi e/o ripidi, muoveremo i bastoncini al ritmo dei nostri passi, puntando il bastoncino destro quando avanziamo col piede sinistro e viceversa.

Quando camminiamo ad un ritmo medio-alto, invece, su sentieri non difficili e con ridotta pendenza, possiamo muovere il bastoncino ogni due passi. In questi casi i bastoncini si avanzano assieme ad uno dei due piedi, uno in sincronia (per es. piede destro+bastoncino destro) e uno in opposizione (per es. piede destro+bastoncino sinistro).

Distanza laterale di puntamento

Puntamento dei bastoncini in salita

I bastoncini vanno puntati circa una spanna a lato dei nostri piedi, più interni rischierebbero di farci inciampare, mentre più esterni perdono di efficacia come punto d’appoggio.

In salita – distanza frontale di puntamento

In salita, oltre che per la stabilità e l’alleggerimento dei carichi, i bastoncini da trekking servono per darci un effetto spinta. Vanno quindi puntati pressappoco all’altezza della parte anteriore del piede più avanzato, tenendo la parte superiore leggermente inclinata in avanti.

In discesa – distanza frontale di puntamento

Puntamento dei bastoncini in discesa

In discesa i bastoncini servono soprattutto per frenarci, oltre che per favorire l’equilibrio. Vanno quindi puntati abbastanza avanti, senza compromettere la corretta postura del corpo, utilizzando le braccia come un ammortizzatore. In questo modo si alleggerisce il lavoro delle ginocchia e della schiena, su cui grava un gran peso in fase di discesa.

Puntamento dei bastoncini in discesa

Possiamo impugnarli normalmente (foto a destra), oppure appoggiando il palmo sopra l’impugnatura (foto a sinistra), per favorire l’azione frenante e ammortizzante. Possiamo anche impugnarli senza infilare la mano nel cinturino, così da poterli mollare subito nel caso si dovessero incastrare, cosa che può succedere su fondi sassosi particolarmente sconnessi. Ma per camminare bene, con o senza bastoncini da trekking, abbiamo bisogno di avere la piena consapevolezze e il totale controllo del nostro corpo in movimento. Vediamo di approfondire questo aspetto nell’ultima parte dell’articolo.

CAMMINARE BENE – PARTE TEORICA

Raramente cade chi cammina bene! Lo diceva Leonardo da Vinci 500 anni fa e chi siamo noi per mettere in dubbio le parole di un tale genio?

Apro questo paragrafo con un esempio tratto dalla mia esperienza personale. Quando sono impegnato in lunghe camminate, capisco di essere stanco nel momento in cui mi inciampo più volte nel giro di pochi minuti. Ho imparato col tempo che è come un campanello d’allarme: al terzo squillo (inciampo) mi fermo e riposo.

Con questo voglio dire che, normalmente, il livello di attenzione e l’efficacia del modo di camminare sono tali per cui inciamparmi capita estremamente di rado. Quando ci si sposta da soli in luoghi remoti è fondamentale non farsi male e anche una semplice caduta può avere gravi conseguenze. Col tempo mi sono abituato, quindi, ad alzare la soglia di attenzione per ridurre i rischi e oggi mi muovo a piedi mantenendo naturalmente questo atteggiamento.

Questo comportamento rientra in un più ampio discorso sulla consapevolezza:

  • consapevolezza del mio corpo e di come si sta muovendo;
  • consapevolezza del mio baricentro (centro di equilibrio) e di come anch’esso si sposta durante il cammino;
  • infine, consapevolezza del mio stato psicofisico.

Camminare bene significa quindi, semplicemente, avere coscienza di quello che stiamo facendo. Essere consapevoli di tutto il nostro essere, di come si sposta nello spazio e di come cambia nel tempo. Dopo tante belle parole, vediamo ora nel concreto alcune indicazioni utili alla pratica del camminare bene.

CAMMINARE BENE – PARTE PRATICA

Siamo finalmente arrivati alla sostanza del discorso: come applicare nella pratica i concetti appena espressi, in modo da rendere le nostre escursioni in montagna più sicure. Ecco quindi i miei consigli.

Lo sguardo degli occhi

Mentre camminiamo dobbiamo tenere il nostro sguardo fisso per terra, circa un paio di metri davanti a noi. Questo è tanto più importante quanto più impegnativo è il cammino che stiamo percorrendo. Guarderemo più lontano se il fondo presenta pochi ostacoli, molto vicino (anche solo 1 metro) se il sentiero è particolarmente accidentato.

In un sentiero prativo pianeggiante, possiamo alzare lo sguardo con bassa probabilità di imbatterci in un pericolo. Se invece stiamo scendendo un ripido sentiero sassoso, distrarsi anche solo per un breve istante è garanzia di una bella caduta. Ricapitolando, quindi, maggiore sconnessione = maggiore attenzione.

Spesso, un rapido sguardo lontano o attorno a noi è assolutamente possibile. Se però vogliamo ammirare bene il panorama, osservare un albero, un fiore o un animale, fare una foto o altro, dobbiamo fermarci.

Lo sguardo della mente: l’attenzione

Se camminiamo pensando a quello che mangeremo una volta arrivati in rifugio, a quello che guarderemo in TV una volta stesi sul divano di casa o a qualsiasi altra cosa, non stiamo camminando bene. Purtroppo, mentre camminano, siamo generalmente abituati a pensare a tutt’altro. Dobbiamo invece, semplicemente, mantenere la nostra attenzione focalizzata su quello che stiamo facendo, sul nostro camminare.

Ci vogliono tempo e chilometri per far proprio questo atteggiamento, ma è un lavoro su noi stessi che vale la pena di fare. Solo così potremo stare nel “qui ed ora”, espressione tipica del pensiero orientale, che rappresenta uno stato dell’essere raggiungibile facilmente grazie al camminare. Nelle esperienze di camminate dell’armonia che propongo, è proprio questo l’obiettivo che cerchiamo di raggiungere.

L’ampiezza dei passi

È molto semplice: passi corti! Anche in questo caso, quanto più difficile è il sentiero su cui stiamo camminando e tanto più è valido il consiglio. Non stiamo cercando di stabilire il record di salto triplo, quindi facciamo pure tanti passi brevi piuttosto che pochi ampi. In questo modo avremo una maggiore stabilità e, in caso di scivolata, saremo subito pronti con l’altra gamba a coprire il mancato appoggio.

In discesa, infatti, fare molti passi brevi ci aiuta a mantenere meglio il controllo del nostro baricentro. Questo aiuta a prevenire le scivolate, in particolare in caso di fondi a bassa aderenza, tipo neve, sassi o legno bagnati, ecc.

C’è un altro grosso vantaggio nel procedere in questo modo: è meno stancante dal punto di vista muscolare e più sicuro per l’equilibrio, soprattutto se le pendenze sono elevate. In salita, un’alta frequenza di passi stanca meno i muscoli delle gambe: qualcuno si ricorda Armstrong o Froome sulle salite del Tour de France? Doping a parte, mulinavano sui pedali ad una frequenza impressionante. Pedalare o camminare, il principio è lo stesso, e la fatica sulle lunghe distanze anche.

PER CONCLUDERE

I bastoncini da trekking hanno un costo,un peso e un ingombro contenuti:

  • costo: nella fascia di prezzo 30-50 € se ne possono trovare di più che adatti per la normale pratica escursionistica;
  • peso: si va dai 300 grammi al paio per quelli in carbonio (più cari rispetto alle cifre sopra riportate) ai circa 500-550 gr per i modelli in alluminio;
  • ingombro quando accorciati:mediamente 60-70 centimetri di lunghezza, per scendere a 35-40 cm nei modelli più compatti (pieghevoli).

Infine, qualche consiglio nel caso vogliate acquistarne un paio:

  • quelli bloccabili con gancio esterno sono molto più pratici e durevoli rispetto a quelli con sistema di regolazione interna a vite;
  • preferibile un’impugnatura in schiuma morbida o in sughero, magari lunga, decisamente più comode;
  • il cinturino/passante deve essere ampio e comodo (evitare cordini sottili che tagliano i polsi).

Il mio invito, quindi, se già non li usate, è quello di provarli e di mettere in pratica alla prima occasione quanto appena letto. Facendo però sempre attenzione a chi ci precede, mantenendo una distanza adeguata, così da evitare che i nostri stinchi si scontrino con i suoi bastoncini…

Non dimenticatevi di farmi avere un vostro parere attraverso un commento: esperienze personali, dubbi, domande specifiche… sono sempre a disposizione!

Grazie a tutti e buoni passi!

7 commenti su “Camminare bene con i bastoncini da trekking: perché, quando e come usarli”

  1. Un bell articolo, completo e breve per quanto l’argomento è articolato e si può dedicare un libro intero. Ho apprezzato molto anche la parte su “qui ed ora” che dovrebbe essere presente nella vita di ogni uno di noi molto più intimente invece un bel slogan. Complimenti

    1. Ciao Michal, grazie mille per l’apprezzamento.
      Spero un giorno di parlarne con te direttamente così magari da implementare con il tuo contributo quanto ho già scritto.
      Buoni passi!
      Axel

  2. Bell’articolo, puntuale ed essenziale. Farei solo un piccolo appunto, personalmente in discesa ritengo sia da sconsigliare di tenere il cinturino al polso perchè in caso di scivolate/cadute si può rischiare seriamente la frattura/lussazione di una delle articolazioni del braccio: spalla, gomito, polso.

    1. Ciao Enrico, grazie per il tuo contributo.
      Personalmente tengo il cinturino al polso in discesa perché mi permette di lavorare col bastoncino in frenata senza dover stringere con la mano sull’impugnatura, ma mi rendo conto che in determinate situazioni (come il caso di terreni impegnativi, ripidi o scivolosi) o con persone non esperte nell’utilizzo dei bastoncini, tenere il cinturino può rappresentare un rischio. Non so in termini statistici quanti incidenti del tipo a cui fai riferimento si verifichino (ritengo siano piuttosto rari, soprattutto in rapporto al numero degli utilizzatori); facendo un rapporto vantaggi/svantaggi, io consiglio comunque di indossarlo a meno dei casi di cui sopra (discese/passaggi difficili, persone inesperte), ma ovviamente l’importante è che ognuno scelga di tenerlo o meno in modo da sentirsi più a proprio agio e più sicuro.

  3. Maurizio Accomp. Escurs.

    Finalmente trovato, oltre alle tante cose giuste dette, un accenno all’uso dei laccioli in discesa. Da tanti anni ormai uso i bastoncini da camminata che ormai fanno parte di me, sia impugnandoli con il lacciolo in salita (per spingere, se serve) che in discesa (per frenare il corpo che tende a scendere per la forza di gravità). La cosa però, ho visto viene scarsamente evidenziata. Quindi grazie per la precisazione fatta, quando la maggior parte di chi pratica il trekking in montagna capirà quanto beneficio possono apportare alle ginocchia e alla schiena i bastoncini da camminata usati impugnando i laccioli, nei due sensi, sarà sempre tardi.

  4. Maurizio Accomp. Escurs.

    Mi permetto di precisare una cosa inerente quanto letto nel commento di Enrico (che pensa sia meglio non infilare il lacciolo in discesa …). Ritengo, per l’esperienza 30ennale che ho, che il bastoncino da camminata serve allo scopo solo se si impugna correttamente “sempre” , diversamente lo si porta solo a spasso. Anche cadendo senza bastoncini ci si può far male, non penso quindi sia quello il problema. Anzi, per logica, impugnarli nel modo corretto dovrebbe servire proprio a non cadere. A me è successo qualche volta e posso garantire che farsi male seriamente è davvero molto difficile, anche se ovviamente non lo si può escludere. Naturalmente parlo di escursionismo estivo su ambienti classici (no su pareti, ambienti invernali o altro dove l’atteggiamento può e deve adattarsi a seconda della situazione). Chissà, a parlarci di persona ne uscirebbe una simpatica discussione.

    1. Ciao Maurizio, grazie per i tuoi contributi. Mi sento di condividere pienamente quanto dici; tra l’altro sono appena tornato da un trekking a Creta dove, proprio in discesa, l’uso dei bastoncini impugnati con il lacciolo ha salvato un escursionista in almeno un paio di occasioni da cadute potenzialmente dannose. Ovviamente ci sono le eccezioni e le persone che con i bastoncini hanno difficoltà di coordinazione, e senz’altro questi discorsi, come dici, valgono per un escursionismo su terreni “classici”. Come te, ritengo che, se usati correttamente, i benefici nell’utilizzo dei bastoncini superino di gran lunga i rischi. Buon cammino a tutti, con o senza bastoncini 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *